Disfida

Non più d’usati onori aure cortesi

spingon, o Castro, il piede a’ tuoi contorni. Sol quest’usbergo e rilucenti arnesi

premon le membra a vendicar gli scorni. I magnanimi spirti a torto offesi, lungi dal trionfar, odiano i giorni. Con questo del flagel più grave pondo, giuro atterrir, giuro atterrare il mondo.

Oggi provar t’è forza, empio arrogante, che merte sol vers’i Tartarei chiostri, un falso traditor volga le piante

e del suo sangue il suo terreno inostri. Ogni patto aborrisco e da qui avante vesto la spoglia de’ più orrendi mostri.

Troppo infiamma il mio cuor giusta vendetta, onde sol morte e gran ruine aspetta.

Oggi vedrai, s’al nuovo campo ascendi, s’al tuo folle vantar sian l’opre uguali.

Prendi pur l’asta e fra tue strage apprendi l’armi di un falso ardir quanto sian frali.

Manda chi più t’aggrada e solo attendi, da troppo irata man, piaghe mortali.

Non più parole, omai, vo’ vendicarmi:

al campo! Alla battaglia! All’armi! All’armi!